Ritorno all'antica Messa?

Riporto da Adista:

"NON RIPORTERÒ INDIETRO L'OROLOGIO DELLA STORIA":
SULLA MESSA IN LATINO DON FARINELLA FA OBIEZIONE DI COSCIENZA


DOC-1888. GENOVA-ADISTA. Il Motu proprio sull’uso del Messale tridentino ha il suo primo obiettore di coscienza: è don Paolo Farinella, prete di Genova, che così si dichiara nella conclusione del suo libro "Ritorno all’antica Messa. Nuovi problemi e interrogativi", edito da Il Segno dei Gabrielli (via Cengia, 67 - 37029 San Pietro in Cariano (VR) - tel. 045/7725543, fax 045/6858595, www.gabriellieditori.it). "Il Motu proprio è irricevibile. Siamo in tanti disposti a subire qualunque conseguenza, materiale e spirituale" pur di non tradire la Chiesa degli Apostoli, del Vaticano II, di Paolo VI. "Non possumus". E, dal momento che il papa è venuto incontro "alla sensibilità dei tridentini", Farinella chiede "di avere lo stesso trattamento, ma nella direzione opposta", cioè verso "una messa con più ampia e attiva partecipazione di popolo". Se infatti "alcuni pochi hanno il permesso di camminare all’indietro, non vedo come possa essere proibito ai molti di camminare in avanti per preparare il III oppure il IV o anche il V Concilio Ecumenico Vaticano in vista di un effettivo riconoscimento del sacerdozio del popolo di Dio che è la Chiesa dei battezzati. Nella mia chiesa pertanto non si riporterà indietro l’orologio della storia, ma si guarderà in avanti con fiducia in attesa di un nuovo Giovanni XXIII che annunci una nuova ‘novella Pentecoste’".

Scritto di getto, in appena 20 ore, subito dopo la lettura del Motu proprio - come spiega Farinella nella Premessa - il libro mette in evidenza, nel tono veemente, "carnale", proprio dell’autore, le contraddizioni teologiche, liturgiche e pastorali del documento papale, vera "pietra miliare all’incontrario nella vita e nella storia della Chiesa". A giudizio di don Farinella, infatti, non si tratta, come vorrebbe Benedetto XVI, di "due usi dell’unico rito romano", in quanto "a due messali con due diverse teologie sottostanti inevitabilmente devono corrispondere due riti, due Chiese, due nozioni di liturgia, due prospettive del mondo". Il "cuore della questione" è allora un altro: il Concilio "ha ancora posto e senso nella Chiesa di Benedetto XVI o è solo un ‘accidente della storia’ da insabbiare e dimenticare? Il Concilio è vincolante o è un optional?".

Di seguito riportiamo la prefazione al libro del noto liturgista p. Rinaldo Falsini, testimone vivente del Concilio, durante il quale svolse il ruolo di addetto alla segreteria della Commissione liturgica.

"Ho letto con comprensibile interesse e con crescente intima gioia l’appassionata, precisa e documentata analisi che l’autore fa dei due documenti (il Motu proprio e la Lettera accompagnatoria ai Vescovi)... Le osservazioni sul contenuto mi trovano consenziente: anzi oso dire di avervi ritrovato alcune mie precedenti annotazioni, essendomi occupato a lungo e continuando ad occuparmi, anche se in modo ridotto, della riforma liturgica, ultimamente rimessa in discussione anche da persone di rilievo. Sono pagine precise, illuminanti e coraggiose che meritano un’attenta lettura, non importa se critica o negativa. Non pochi lettori le troveranno discutibili e qualcuno perfino inaccettabili. Ciò non toglie la serietà dei rilievi e delle osservazioni. Condivise o non condivise, le ragioni e le obiezioni che l’autore mette a nudo in modo passionale, non possono essere ignorate.
Altri hanno espresso amarezza e reagito con durezza, altri ancora si sono fermati alla superficie, minimizzando tutto come un semplice ritorno alla «Messa in latino» che è un modo fuorviante di porre la questione; al contrario l’autore è andato in profondità e si è mosso in un ampio orizzonte che è quello dell’autorità del Concilio ecumenico Vaticano II e della portata della riforma liturgica di Paolo VI del 1969. Come si vede sono questioni della massima importanza in ordine alla teologia, alla storia, alla liturgia e alla pastorale."



Riguardo ai temi sui quali ci si confronta, segnalo alcuni articoli, a mio parere molto belli:

Miracolo del Concilio: la Messa di tutti di Marco Politi
Se esco da Messa felice di Alessandro Baricco
Il Concilio è morto, viva il Concilio di Enzo Mazzi

Commenti

Anonimo ha detto…
Rifiutando il Magistero Papale, don Farina si pone al di fuori della Chiesa, credo che gli converrebbe fondarne una sua.

La possibilità di utilizzare il Messale Tridentino (non la reintroduzione) è un'apertura verso gli scismi minori post-conciliari per ricongiungerli alla Chiesa nel rispetto del Concilio Vaticano II (altrimenti sarebbe essere ecumenici con tutti tranne i cristiani: abbiamo tolto il "perfidi giudei" perché un'errata traduzione non disturbasse le comunità ebraiche).

Papa Benedetto XVI non ha messo la retro nella marcia della Chiesa, ha messo un freno a quelle "derive" progressiste estreme da riforma luterana, anzi se molti preti cattolici fanno "fatica" a restare in comunione con Roma potrebbero benissimo diventare protestanti, invece di voler la botte piena e la moglie ubriaca, restare cattolici ma opporsi al Magistero Papale.

Saluti !

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